08 febbraio 2012

"Imparare" a respirare



Stralci di intervista a Giovanni Gnecchi, trainer di Respiro, a cura di Carlo Dorofatti.

Perché è importante “imparare” a respirare? 

Vorrei iniziare dicendo che esistono infinite tecniche respiratorie, tuttavia la maggior parte delle persone è scarsamente interessata al proprio modo di respirare. Eppure la respirazione è la prima funzioneche il nostro organismo svolge per mantenerci in vita. Spesso siamo scrupolosi riguardo a ciò che mangiamo, beviamo e a come dormiamo, ma veramente poco riguardo a come respiriamo. In realtà una maggiore consapevolezza sull’argomento unita alla pratica può portare, tra le altre cose, diversi benefici alla nostra salute e al nostro umore. 

A livello più tangibile che cosa può notare di diverso una persona che pratica tutti i giorni una respirazione più consapevole? 

Digerisce più facilmente, va di corpo tutti i giorni, ha meno difficoltà a prender sonno e a dormire, ha una vita sessuale più intensa, ha più energia a disposizione per realizzare ciò che vuole. La pressione sanguigna si regola e i muscoli cervicali si rilassano, quindi emicrania e cefalee svaniscono. Le vertebre si espandono e le cartilagini trovano sollievo, quindi diminuiscono dolori alla schiena. Inoltre, una persona in salute è una persona sorridente e attiva: mens sana in corpore sano.

Respirare meglio può portare anche a una maggiore lucidità di pensiero e gestione delle emozioni?

Sì. Innanzitutto respirare consapevolmente ci porta a stare nel momento presente e quindi a poter osservare i nostri costrutti mentali. 
Secondariamente, il modo di respirare che ognuno di noi ha è uno specchio del modo in cui vive, delle sue convinzioni, delle emozioni che ha provato, delle esperienze che ha vissuto. Quando proviamo una forte emozione il nostro modo di respirare cambia immediatamente. Ricorda quando hai avuto uno spavento o un profondo momento di gioia, quando eri ansioso e impaurito o a quando da adolescente correvi per raggiungere la persona amata. Lowen e prima ancora Reich se ne accorsero: quando cambia lo stato emotivo, cambia la respirazione. 

In base alla mia esperienza, come le mie emozioni e i miei pensieri influenzano la mia respirazione, così accade anche il contrario: quando cambio il mio modo di respirare cambiano i miei pensieri, convinzioni, sentimenti, ed emozioni, ovvero cambia il mio modo di vivere e di pormi nei confronti di ciò che mi circonda. 
Non è un caso che Anima derivi dal termine greco anemos che significa “vento”, allo stesso modo diSpirito che deriva dal latino spiritus, ovvero “soffio vitale”. Ci sono poi moltissime espressioni e modo di dire che fanno riferimento a ciò che ho appena detto: “sospiro di sollievo”, “mi manca l’aria”, “questa cosa mi dà un po’ di respiro”, “mi sento soffocare”, “è come una boccata di aria fresca”.

Puoi spiegare meglio che cos’è un Facilitatore del Respiro? Come svolgi il tuo lavoro? 

Lo dice la parola stessa. È una persona che “facilita”, che rende le cose facili. Nel mio caso la respirazione. Io non mi interesso direttamente dei problemi delle persone, sono più interessato a come respirano e ai loro progetti futuri. Nel mio lavoro di facilitazione utilizzo le competenze che ho acquisito negli anni partecipando a diversi tipi di formazione (spesso con Max Damioli, noto trainer di Respiro) e con i miei studi sulla comunicazione, la Programmazione NeuroLinguistica e la Musicoterapia. 
Non mi ritengo assolutamente un terapeuta, anzi, evito di lavorare con chi ha patologie particolari, assume psicofarmaci o è in cura da medici, psicologi e psichiatri, a meno che non ci sia il monitoraggio o la collaborazione da parte dei primi.

L'intervista intera la potete trovare qui

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